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mercoledì 27 luglio 2011

Emergenza violenza sulla strada: dall’omissione di soccorso alla resistenza, dal contromano allo sberleffo

di Lorenzo Borselli


foto da Sony Pictures

(ASAPS) 11 ottobre 2010 – Il pallino di raccogliere notizie e farne statistica, lo sapete, ce l’abbiamo sempre avuto e quello degli Sbirri Pikkiati è l’osservatorio che ha decisamente sancito la nascita di un’area dedicata al monitoraggio di alcuni fenomeni che hanno nella strada il proprio ideale palcoscenico. Non per niente molti episodi vengono annotati in più osservatori contemporaneamente: facile, infatti, che uno picchi uomini e donne in divisa dopo aver provocato un incidente contromano ed essere scappato. Negli ultimi giorni, vigliacchi è violenti sembrano essersi coalizzati per aggiustare il tiro contro le divise e, più in generale, contro quel po’ di civiltà che ancora si può trovare. A Sanremo (imperia), la Polizia Stradale è riuscita ad acchiappare un centauro che da diverse settimane andava a caccia di pattuglie delle forze dell’ordine e poi, nel perfetto stile del Ghost Rider che da anni
imperversa sulle strade della Svezia (non certo in quello del fumetto della Marvel o del film firmato da Mark Steven Johnson nel 2007, protagonista Nicolas Cage), prendersi gioco di loro impennando e compiendo evoluzioni in velocità, per poi fuggire a tutti i costi. La differenza tra fiction e realtà consiste nel fatto che, almeno nel secondo caso, il Ghost Rider, il pilota fantasma, viene puntualmente preso. La brutta copia del fumetto è un 19enne tunisino, naturalizzato italiano, che invece di un lavoro onesto preferiva alzare il dito medio ogni qual volta incrociava qualche sbirro, impennando subito dopo sberleffo. Lo hanno acchiappato due sbirri più svegli e veloci di lui, che dopo averlo bloccato senza fargli male – operazione non facile – gli hanno contestato una lunga sfilza di violazioni amministrative e penali: si va dalla guida senza patente alla resistenza a pubblico ufficiale, dalla velocità pericolosa alla guida contromano, per un totale di 3 articoli del codice penale e di 30 di quello stradale. Gli è stata addebitata anche una fuga sulla pista ciclabile, avvenuta qualche giorno prima, nella quale rischiò d’investire, con la sua moto da cross, un gruppo di ciclisti e due mamme con passeggino. Ora la sua faccia è nota, stampata su un cartellino fotosegnaletico. Stesso singolare copione a Firenze, dove un 29enne del posto – nemmeno tanto piccino, dunque – stava percorrendo una strada in contromano e senza casco quando è sopraggiunta una Volante della Questura. All’alt impartito, il buontempone ha risposto con uno sprezzante prendetemi se vi riesce, ingaggiando un lungo inseguimento finito sul Lungarno Santa Rosa: i due poliziotti gli sono letteralmente zompati addosso, bloccandolo. Il furbastro non aveva nemmeno patente e assicurazione ed è stato denunciato anche per resistenza a Pubblico Ufficiale.I due episodi, condotta sberleffa a parte, sono la punta di un gigantesco iceberg finito sul radar del giornale Il Tirreno (leggi qui), il quale ha iniziato a raccogliere eventi di questo tipo a Livorno, ipotizzando che molti conducenti di due ruote, soprattutto ciclomotori, scappino perché non in regola con il permesso di soggiorno, a bordo di mezzi con targhe rubate o di cui è stato denunciato lo smarrimento, oppure senza assicurazione. Si tratta di un fenomeno di pirateria che potremmo definire minore, che non annovera feriti ma solo danni alle cose. Tra i motivi di questa escalation di stranieri in fuga, secondo i cronisti livornesi, ci sarebbe il timore che, una volta fermati, possano incorrere nelle sanzioni della legge Bossi-Fini e quindi venire espatriati. La violenza ai Pubblici Ufficiali resta però una prerogativa anche degli italiani, sempre meno inclini al rispetto delle regole di civile convivenza: prendete l’episodio avvenuto a Chiaia (Napoli), uno dei tre quartieri che insieme a Posillipo e San Ferdinando costituiscono la prima municipalità del capoluogo partenopeo. Qui un’agente della Polizia Municipale si è permessa di contestare un divieto di sosta al furgone di un architetto – dunque persona non spiccatamente appartenente al classico segmento sociale che alimenta la microcriminalità – parcheggiato al centro della piazzetta Rodinò, area pedonale. La multa era di 36 euro ma quello che non è andato giù al libero professionista è il principio di essere multato. Così ha preso la vigilessa e l’ha picchiata, dandosi poi alla fuga. Non si tratta di un ragazzino, ma di un uomo. Eppure, a ricondurlo ad una condotta civile, c’è voluto il padre, che l’ha accompagnato al comando della Polizia Municipale evitandogli conseguenze ben peggiori, dove è stato denunciato per resistenza, lesioni e oltraggio; eh sì, perché l’epiteto meno offensivo sarebbe stato, secondo la cronaca, pezzo di scema. Il comando del corpo ha segnalato il comportamento all’ordine degli architetti. Come dire, visto che ci siete, datevi da fare. Poche ore prima, sempre a Napoli, tre agenti della Municipale sono stati fatti oggetto di un tentativo di linciaggio mentre stavano contestando alcune violazioni sanitarie ad un ortolano. Uno di loro ha avuto le costole rotte. A Catania un ispettore della Polizia Municipale è stato aggredito nella notte tra venerdì e sabato da un gruppo di persone che lo avevano accerchiato e pesantemente insultato, prima di passare alle vie di fatto, perché si era azzardato a fare una multa a una macchina parcheggiata in doppia fila. Il proprietario dell’auto è stato denunciato a piede libero. È il secondo grave episodio di violenza compiuto in pochi giorni nei confronti della polizia municipale: martedì scorso un pesante atto vandalico a fini ritorsivi è stato commesso ai danni dell’autovettura di una vigilessa in servizio presso il Cimitero, a seguito della disposizione del sindaco di reprimere l’accesso selvaggio delle automobili al camposanto. Non c’è stato alcun alterco, invece, nell’episodio di violenza avvenuto a Reggio Calabria, dove un ragazzino di 15 anni, già noto alla giustizia, ha scagliato dal terzo piano un crocifisso di un chilogrammo di peso contro una volante. Gli agenti erano appena scesi dall’auto di servizio dopo aver inseguito un ciclomotore scappato all’alt in via Ciccarello. Si trattava di un mezzo senza targa con due persone in sella, ovviamente senza casco. L’inseguimento si era protratto per un paio di chilometri, fino alle case popolari di quella zona, dove il motorino era stato abbandonato. Appena scesi, il pesante oggetto sacro si è conficcato sul tetto dell’Alfa 159, scheggiando poi il parabrezza corazzato. Il 15enne è stato poi acciuffato e denunciato per tentato omicidio, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Nei primi 9 mesi del 2009, le aggressioni alle divise finite all’attenzione degli analisti dell’ASAPS sono state in tutto 1.594, di cui 564 al nord, 403 al centro e 627 al sud Italia. In 795 casi le vittime di aggressione sono stati Carabinieri, seguiti dalla Polizia di Stato, 588 attacchi, e dalla Polizia Locale, con 176 casi. In altre 134 occasioni, nel mirino dei violenti sono finiti rappresentanti di altre forze di polizia o pubblici ufficiali nell’esercizio delle proprie funzioni. Se vi siete armati di carta e penna ed avete notato che i conti non tornano, sommando gli eventi per ogni corpo, vi ricordiamo che molti aventi hanno visto coinvolte più forze di polizia contemporaneamente. In 457 casi (28,7%) gli aggressori erano sotto l’effetto di alcol o stupefacenti, mentre 595 aggressori (37,3%) sono stranieri. Nel 25,3% dei casi è stato fatto uso di ami proprie o improprie. (ASAPS)


3 commenti:

Anonimo ha detto...

fino a che non ci sarà certezza della pena andrà sempre peggio!! Da operatore di Polizia posso testimoniare, con numerosissimi casi vissuti, che alla fine chi commette il reato o l'infrazione che sia potrà sempre contare su innumerevoli scappatoie vedi Giudici di Pace (che hanno procato più danni della grandine), avvocati che inventano testimoni, amministrazione pubblica fatiscente, superiori che invece di premiare chi lavora è pronto a dare ragione al cittadino anche quando palesemente non ha ragione e ................povera Italia.
P.S. Il risultato finale è che vedo sempre più colleghi che di fronte a situazioni dove dovrebbero intervenire preferiscono girarsi dall'altra parte!e non so come dargli torto.
23 ottobre 2010 15:04

Raffaele Mozzillo ha detto...

Certo Anonimo ci sono state sentenze e ce ne saranno ancora che fanno riflettere, quelle dei GdP poi stanno diventando ridicole, per noi è difficile ed è anche mortificante il doversi in tante situazioni anche extra giudiziali doversi difendere da soli
Capisco benissimo di cosa parli, ma forse il problema sono proprio quei colleghi che si girano dall'altra parte, perchè questo atteggiamento oggi ti può evitare qualche rogna, ma domani? E se tutti ci giriamo dall'altra parte dove andiamo a finire?
Io credo che la nostra debolezza è proprio questa, quindi personalmente quei colleghi non li capisco gli do torto marcio, credo siano pericolosi, indegni di idossare una qualsiasi uniforme, e certe sentenze o amministrazioni poco presenti sono per loro solo una misera giustificaione, perchè sanno benissimo di essere dei miserabili.
Cmq l'argomento richiederebbe un romanzo.

24 ottobre 2010 13:53
Marco ha detto...
Caro Raffaele tu sei mai stato invitato dal tuo dirigente a girarti dall'altra parte? In Italia siamo arrivati a questo!
24 ottobre 2010 21:46


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