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domenica 28 aprile 2013

Roma, la follia contro i Carabinieri


Un uomo fa fuoco contro due militari di guardia a Palazzo Chigi: uno ha avuto la spina dorsale trapassata.
Lo sparatore catturato senza l'uso delle armi. Tutti discutono di tutto, ma non della sicurezza di uno Stato ormai al lumicino



Di Lorenzo Borselli

(ASAPS) ROMA, 29 aprile 2013 – Pino Scaccia, uno dei migliori giornalisti italiani di sempre, scrive sul suo blog “La Torre di Babele”:

Si era appena saputo che l'attentatore si chiama Luigi e mentre ancora un carabiniere è in fin di vita immediatamente sui social network, diventati ormai la cloaca della società, è scattata la gara alle conclusioni farneticanti.
Chi ha subito scritto che "la gente è ormai stufa" come se un uomo in divisa, vero proletario come diceva Pasolini, rappresentasse la Casta e chi ovviamente ha subito gridato al complotto: pagato per scatenare la repressione. Io so soltanto, come ho ripetuto molte volte anche di recente, che la violenza delle parole ha sempre provocato la violenza fisica. Ricordate i cattivi maestri? Non tutti hanno la capacità di distinguere fra metafora e realtà. E questo pazzo, senza possibilità di scappare dopo un atto vile, si è ritrovato a rappresentare la rabbia dei cittadini con un'azione folle contro "nemici" incolpevoli, raccogliendo in se tutta la campagna d'odio e di veleno sparsa da troppo tempo da chi vuole la rovina dell'Italia. Non so dire altro in questo momento se non raccogliere il pensiero di Abraham Lincoln riportato sulla bacheca di un mio amico: "È meglio rimanere in silenzio ed essere considerati imbecilli, piuttosto che aprire bocca e togliere ogni dubbio". Ma c'è chi, con una frase delirante, si sente un protagonista. Evidentemente non ha altro per apparire”.

È vero. Meglio evitare di fare chiacchiere inutili, sul fatto in sé: chi è l’attentatore? Perché l’ha fatto? Chi l’ha armato. E ancora: è un folle? Gli hanno sparato? Separato dalla moglie e giocatore di videopoker?
Del nostro collega carabiniere Giuseppe Giangrande, brigadiere di 50 anni la cui colonna vertebrale è stata attraversata da un’ogiva calibro sette e sessantacinque, invece, bisogna per forza dire qualcosa.  
Vedovo da due mesi e padre di una ragazza di 23 anni.
Bisogna dire qualcosa anche di Francesco Negri, carabiniere scelto di 30 anni, al quale una delle 6 pallottole sparate dalla pistola con matricola abrasa da Luigi Preiti ha sbriciolato il ginocchio.
Sono due militari del Battaglione Toscana, il reparto celere dei Carabinieri, quelli che passano la vita sui furgoni, che fanno i loro bisogni all’autogrill, che fanno a botte coi tifosi, che prendono gavettoni di urina e bombe carta dai viadotti della Tav o che fronteggiano le quotidiane emergenze dell’immigrazione, del disagio, della neve sulle strade.
Il giorno prima, a Maddaloni, un appuntato di 35 anni, Tiziano Della Ratta, è stato ammazzato nel corso di una rapina a una gioielleria e il suo collega, il maresciallo Domenico Trombetta, è rimasto ferito. Due dei quattro rapinatori sono stati presi proprio dai due militari, uno dei quali è poi stramazzato a terra a missione compiuta.
Perché le pallottole, fanno spesso questo effetto. Non senti nemmeno il rumore della pistola né il caldo del piombo, ma solo le forze che ti mancano.
Prima che la penna ci prenda la mano, ricordiamo a tutti che la tenuta di un Paese comincia con la sua sicurezza e invece qui, mentre si discute di Imu e di Tares, mentre si dileggia se uno sgravio per l’eolico valga la rata dell’ex Ici già pagata, c’è un sistema di sicurezza interno che è senza più ossigeno.
Che, tradotto in parole spicce, è una miscela vitale d’aria costituita da nuove leve, da benzina, da addestramento e stipendi: ma ci rendiamo conto?
Nessuno, dei tanti camerlenghi politici che hanno fatto la campagna elettorale e quello che ne è seguito, ha pronunciato mai la parola “sicurezza” e ciò è molto pericoloso.
Lo Stato, e i suoi servitori feriti, hanno bisogno che i fatti non si ripetano, che a ogni evento segua una contromisura reale.
E invece, come al solito, si parla, si corre da una parte all’altra senza una logica o un protocollo, un metodo, senza investire sul futuro: i danni dell’austerity imposta al sistema sicurezza molto tempo prima che la crisi irrompesse, si ripercuoteranno per decenni a venire.
Dum Romae consulitur, Saguntuum expugnatur: mentre a Roma si discute, Sagunto viene conquistata.
Possibile che la massima di Tito Livio sia ancora del tutto attuale, quasi 2.300 anni dopo? (ASAPS)

2 commenti:

  1. Vicino a Giuseppe e alla figlia, vicino alla famiglia di Tiziano, auguro ogni bene, che sia fatta giustizia e che fatti come questi non accadano mai più. Chiedo con sempre più insistenza che lo Stato faccia la sua parte a tutela delle donne e degli uomini in divisa, attraverso leggi e risorse adeguate ai tempi di difficoltà che tutto il Paese sta attraversando. La mia vicinanza all'Arma. Gabriele e famiglia.

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  2. Voglio esprimere la mia più sincera solidarietà ai colleghi feriti e alle loro famiglie, sapendo i momenti di angoscia che stanno passando. Devo esprimere anche che,tutti i commenti in favore dei militari, i messaggi di cordoglio e solidarietà che pervengono numerosi , come puntuali da più parti dopo il verificarsi di queste tragiche circonstanze, mi intristiscono perchè rafforzano in me l'amara conclusione e il pensiero di essere soli . Soli con il collega accanto e qualche volta anche abbandonati dai superiori.

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