Un immagine del tremendo incidente di via Cogne (CorriereTv) |
(ASAPS)
Forlì, 21 maggio 2012 – Sono le quattro e mezzo del mattino di giovedì 9 giugno
2011. Nella periferia milanese di Quarto Oggiaro le sirene della polizia bucano
il silenzio spettrale della metropoli. Il rumore dei motori al massimo dei giri
e lo stridio delle gomme nelle curve della città deserta, sono l’istantanea
dell’eterna guerra che si combatte tra guardie e ladri: una BMW 320 rubata è in
fuga con quattro persone a bordo, sospettate di una spaccata dalla parte
opposta del capoluogo, un assalto a una tabaccheria che aveva fruttato loro un
bottino da 500 euro.
A uno degli incroci di via Cogne la berlina attraversa il
quadrivio a una velocità folle (le perizie parlano di impatto a 110 orari) e
centra la Citroen C3 di Pietro Mazzara, 20 anni, che muore sul colpo.
I
ladri invece sopravvivono: due scappano, due saranno arrestati mesi dopo.
Sembra un quadro chiaro no?
Omicidio
per il conducente, concorso in omicidio per il resto della ciurma di pirati.
E
invece no.
Nel
nostro Paese succede anche questo: che una legge come il Codice Penale sia così
tanto interpretabile che tutti i magistrati che si sono occupati di questo
semplicissimo episodio di cronaca nera, per quanto tragico, ne hanno dato pareri
diversi.
E
questo ci fa preoccupare tantissimo, sapete?
Prima
di cominciare articoli di questo genere, in passato, abbiamo sentito il dovere
di precisare che le sentenze vanno sempre rispettate e anche stavolta sarà
così.
Però
vogliamo dire chiaramente che qui vi state sbagliando e che è ora di riformare
il nostro ordinamento.
Il
terremoto dell’Emilia Romagna e l’attentato al liceo “Morvillo Falcone” di
Brindisi hanno creato un fulcro mediatico che ha letteralmente azzerato tutto
il resto, ma questa notizia non la lasciamo passare in sordina: volete sapere
cosa è successo?
Intanto,
consigliamo a tutti di dare un’occhiata ai filmati presenti sulla rete.
Così,
tanto per non passare per i soliti talebani.
Una
volta che avrete visto con quale scellerata determinazione si sia conclusa
quest’azione criminale, passiamo ai fatti: dopo l’incidente due degli occupanti
della BMW scapparono e ci vollero mesi per identificarli, localizzarli e
arrestarli; altri due, minorenni, restarono incarcerati nelle lamiere e
arrestati. Il destino giudiziario dei quattro subisce qui una prima
diversificazione: la coppia di minori diventa affare del Tribunale per i
minorenni mentre i due in fuga, una volta arrestati, restano di competenza del
Tribunale ordinario.
Ma…
I
due minorenni sono stati condannati per concorso in omicidio volontario, il
passeggero maggiorenne solo per furto e ricettazione, mentre il conducente
viene condannato per omicidio colposo.
Colposo?
Colposo di che?
E
poi, scusate: possibile che il codice penale italiano consenta a tre giudici di
formulare, sulla base della stessa indagine, tre verdetti così diversi tra
loro?
Peraltro,
i giudici più severi si sono dimostrati quelli del Tribunale dei minorenni, noti
per valutare le accuse in maniera meno drastica degli adulti e concedere agli
imputati qualche chance in più di correzione.
Non
è tutto.
Nel
corso dei processi sono state ovviamente effettuate numerose perizie, in tutto
9, che hanno portato ad altrettante valutazioni incidentali.
Il
Pubblico Ministero competente sui minori contestò subito ai due imputati il
concorso morale in omicidio doloso, tesi accolta dal GIP che emise un’ordinanza
di custodia cautelare in carcere, poi respinta dal Tribunale del Riesame, che
ritenne invece che il concorso fosse solo nell’omicidio colposo. La Corte
d’Assise minorile, però, ha ritenuto valido l’impianto del Pubblico Ministero e
del GIP, condannando i due minori a 8 anni.
Che
non saranno nemmeno tanti, ma sono comprensivi anche di furto e ricettazione e
comunque costituiscono un chiaro segnale dello Stato a chi delinque. Tutti
hanno diritto a un processo sereno ed equo, ma violare la legge deve avere una
conseguenza proporzionale.
O la
proporzionalità viene applicata solo nei confronti di qualcuno?
Andiamo
avanti.
Quando
il passeggero ventenne è stato arrestato, al termine di indagini molto
difficili e complesse, la Polizia è stata presa a sassate da una quarantina di
suoi fiancheggiatori (quattro dei quali poi arrestati, processati per
direttissima, condannati e, ovviamente, immediatamente scarcerati), ma nei suoi
confronti il Pubblico Ministero ha ritenuto di dover contestare solo il furto e
la ricettazione. La condanna è arrivata: 2 anni e 2 mesi.
Suo
fratello, 23 anni, era alla guida e quando venne arrestato, se non ricordiamo
male a settembre 2011, il Pubblico Ministero lo accusò di omicidio colposo con
la previsione dell’evento: il capo d’imputazione venne cassato dal GIP che
riqualificò il fatto in omicidio volontario, ma al momento di andare a processo
(con rito abbreviato e quindi con accordo tra PM e Difesa) il reato è stato
derubricato – sempre dal PM – in omicidio colposo.
Un
incidente stradale, insomma.
La
sentenza di primo grado ha seguito una valutazione di questo tipo: la condanna
a 6 anni e mezzo per omicidio colposo è poi stata aumentata a 8 anni e mezzo per
la contestata aggravante, ridotta a 5 anni 8 mesi per lo sconto di un terzo della
pena prevista con il rito abbreviato, diventata 8 anni e 8 mesi con il furto e
la ricettazione.
Ma allora, scusate, la legge non è uguale per tutti!
E
noi che credevamo che il Codice Penale, e quello di Procedura, fossero cosa ben
diversa da uno spartito musicale. Credevamo fosse una Legge su cui si fonda il
rispetto della legalità e sì, siamo assolutamente d’accordo che spesso le pene
sono solo un’inflazione deliberata di sofferenza e che tendono all’esclusione
dalla collettività, ma queste, irrogate per la morte di Pietro Mazzara nei
confronti del conducente della BMW rubata e del passeggero, non sono nemmeno
pene.
Noi
pensavano, forse gli unici a farlo, che se uno ammazza mentre scappa in
macchina dalla Polizia, non si potesse parlare di incidente stradale!
Non
può esserlo!
È
un atto criminale, conseguenza di un’altra serie di reati: in questo caso,
furto dell’auto, la sua ricettazione, il furto alla tabaccheria, la fuga alla
Polizia (scusate, questo non è reato) e poi lo scontro con un’auto: è come se a
un rapinatore che tiene ostaggi sotto la minaccia di armi, partisse un colpo e
ne ammazza uno per sbaglio: è uno sbaglio, ma resta omicidio e così deve essere
valutato.
Si,
dissentiamo.
Voi
con chi siete d’accordo?
Ah,
un’ultima cosa, anzi due.
Abbiamo
scelto di non fare troppa retorica e quindi non ci siamo messi a parlarvi delle
speranze di Pietro, ammazzato come un cane.
E
non abbiamo mai pronunciato la parola Rom in tutto il pezzo, eccetto queste
ultime righe, per dovere di cronaca. (ASAPS)
Guarda il filmato: clicca qui
sta diventando un paese violento la situazione sta andando lentamente fuori controllo...io sono un autista di bus di linea urbana di un città del nord e posso testimoniare che gli atti di violenza anche subdoli e nascosti sono molto frequenti..succede che una ragazza carina non può usare l'autobus (palpeggiamenti e molestie sempre in agguato),furti,disturbo e persino una mamma con il proprio bimbo vengono presi di mira...scusate ma ne ho il voltastomaco.
RispondiEliminaVisto come stanno le cose, c'è da ringraziare che non hanno condannato gli agenti inseguitori... magari per tentato omicidio!!!!
RispondiEliminaQuesto pezzo di cronaca che sembra inventato dalla mente brillante di uno scrittore è purtroppo realtà. La giustizia Italiana è allo sbando e non in grado di dare risposte coerenti. Ci abbiamo provato tentando di far entrare il reato di omicidio stradale nel nostro ordinamento. La battaglia non è ancora persa ma stiamo avendo tante reazioni da parte principalmente di alcuni uomini di legge che sono convinti che il nostro codice sia attuale. Chissà se leggendo questo pezzo non si rendano conto che la realtà in Italia supera la fantasia. Il profondo senso di ingiustizia che c'è nelle vittime di reati stradali è altissimo.La consapevolezza di questo da parte di molti giudici bassissima. Speriamo che il legislatore faccia il suo mestiere e aiuti a dare valore alla parola "giustizia". Grazie Lorenzo per il bel pezzo. Stefano Guarnieri
RispondiEliminaCavoli Stefano, grazie!
EliminaSi, ma anche nell'immaginario collettivo è molto forte questo sentimento di ostilità. In alcuni commenti che potete trovare nei link che riproducono il video, trovate persone che dicono che quell'auto non doveva essere inseguita. Ma vi rendete conto?
RispondiEliminaA cosa risponde questo sentimento di ostilità così diffusa? Bisogna cercarne il motivo. Risponde ad un senso di contrapposizione? Per come stanno le cose, è vero che gli agenti operanti sono stati fortunati a non ritrovarsi incriminati per omicidio. Siamo talebani o davvero c'è qualcosa che non torna più? Come si fa soltanto ad ipotizzare l'omicidio colposo per un caso del genere? E' stato un incidente stradale o la flagranza di una serie di reati? Per me stiamo guardando due videoclip diverse.
RispondiEliminaStrano che qualche giudice non abbia riscontrato nell'episodio solo qualche violazione amministrativa... in fondo non si è fermato all'alt della polizia e non ha rispettato il semaforo... che volete che sia se poi ha ammazzato una persona e ha rischiato di ucciderne chissà quante altre fino a quel momento?
RispondiEliminaChe tristezza... che immensa tristezza... ma chi pronuncia queste sentenze non gira per strada? Non si rende conto di chi rimette in libertà?
Beh, non sarebbe la prima volta. personalmente, qualche anno fa, ho fermato un uomo che stava prendendo a martellate un autovelox fisso. Ovviamente lo denunciai ma al processo venne assolto perché, secondo il giudice, il danneggiamento di opere stradali avrebbe dovuto essere sanzionato ai sensi dell'articolo 15 del codice della strada...
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